Cari lettori,
martedì in Italia si festeggiava la donna e noi, per rispetto, non abbiamo voluto infierire su una questione delicata come questa! Dopo la presentazione della scorsa settimana, direi che sarebbe ora di cominciare ad assaporare le varie fasi di questa piaga sociale. Partiamo, quindi, da quella iniziale: l’INCUBAZIONE. Devo ammettere che definire questo primo livello non è semplicissimo. Perfino noi, che ormai ci riteniamo delle intenditrici, facciamo ancora fatica a riconoscerne i primi segnali. Eppure qualcosa c’è. Alcuni sintomi sono fin troppo evidenti, come la totale disponibilità. Infatti, almeno in questa fase (che può durare dai 2 ai 9 mesi circa), l’uomo affetto da Fabite risulta più accondiscendente di un gattino affamato. Attentissimo ai minimi dettagli, programma incantevoli fuoriporta e romantici appuntamenti in luoghi che “devi assolutamente vedere”. Rigorosamente al bando ogni possibile uscita con gli amici, se non al tuo fianco, e soprattutto ruggite con orrore le varie partite di calcetto/play station con i compagni di sempre. Insomma, in questa condizione si arriva a rasentare il tappetinaggio; tu, invece, accecata dalla piacevole illusione, non ti accorgi che la puzza che senti non è quella del dolce dimenticato in forno, ma di un virus che si sta lentamente impossessando delle cellule cerebrali del tuo ragazzo! Lo so, può spaventare a sentirla descrivere così, ma questa fase non è (come sognano le più ingenue) l’inizio della storia perfetta, ma direi più la nascita di una relazione che può solo peggiorare irrimediabilmente.
Volendo osare, potrei affermare che, nei casi più eclatanti, l’individuo affetto da Fabite si possa far trasportare completamente dalla foga del progettare il futuro. Sì, sto parlando della convivenza. Quel mondo incantato in cui lui apprezza i tuoi vani tentativi di rendere idilliaca una specie di topaia e che, purtroppo, si realizza solo nella tua testa! Certo, i momenti belli non mancano; quelli in cui, per non svegliarlo, rischi di romperti una caviglia nello sforzo di non far rovesciare il vassoio, con sopra una deliziosa spremuta d’arancia (frutto di un’intensa mezzora di spremitura con l’utilizzo del solo coltello rimasto pulito)! Per non parlare dei tuoi slanci di umanità quando lo vedi angosciato davanti ad una lavatrice già caricata (da te) e con tutta la dolcezza materna che possiedi gli dici “amore, vai a riposare un po’, ci penso io!”. Beh, c’è da rendersi conto che in questi momenti il soggetto è preso da un attacco di panico dovuto ad uno scontro durissimo tra le sue cellule sane (anche se pur sempre maschili) e quelle infettate dal malaugurato virus. Quindi bisogna essere cauti e prepararsi al peggio. Di lì a breve, infatti, l’individuo contagiato rivelerà le prime tracce di un processo inarrestabile. Nel giro di poche ore dall’ultimo incontro “nella norma“, si assisterà ad un incomprensibile mutamento caratteriale: la disponibilità lascerà il posto all’esigenza dei propri spazi (come se noi li avessimo mai vietati!) e i suoi dolcissimi “quanto sei cucciola” si trasformeranno in un secco “devi sempre essere così opprimente?”. E mentre tu cercherai di capire la ragione del suo tempestivo cambiamento, lui avrà già trovato un milione di motivi per cui la vita con te sia un’insopportabile prova continua. Da quel momento la tua casa riprenderà le sue reali sembianze e durante la notte il letto non ti sembrerà mai abbastanza largo.
Questo è un punto di non ritorno. È la cosiddetta soglia, dopo la quale nulla potrà essere dato per certo. Un po’ però mi spiace essere arrivata a questa conclusione. Forse sarebbe stato meglio continuare a sperare nei momenti stressanti, coi quali tendiamo a giustificare ogni idiozia fatta dai nostri compagni. O probabilmente sarebbe ancora meglio potersene fregare di tutte le loro strane idee sul rapporto di coppia, vivendo ogni giorno come se fosse l’ultimo e provando a pensare prima a se stesse, senza impegno!
Emy
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RispondiEliminaof all kinds , hope is a really good contribution to all those who suffer from this problem.attacchi di panico sintomi
Unfortunately, they're not just attacchi di panico (we wish! ;-D ), but thank you for your comment :-)
RispondiEliminaWe hope to see you soon :-)
ma... e lasciare il soggetto a se stesso e riprendere in mano la propria vita no eh?! ^^
RispondiEliminaLa vita è una, già dura da sè, perchè complicarsela :D
Un baciottoneeeeeeeeee e siete troppo forti!!!
=(^.^)=
Grazie Moni :-D
RispondiEliminaPurroppo le contro-vittime non sempre riescono ad effettuare questa mossa che le salverebbe da subito... XD
Fede
Cara Mony, credo che il problema sia proprio questo: chi si imbatte in un soggetto infetto non riesce subito a rendersene conto! È la motivazione epr cui abbiamo deciso di scrivere questo blog, per lasciare una testimonianza e una sorta di vademecum sulle varie strategie di problem solving... Ci vuole tanta pazienza! Noi siamo comunque positive: riusciremo a risanare la situazione (o quantomeno a contenerla!) u_u
RispondiEliminaEmy