giovedì 12 maggio 2011

TERZA FASE (di Emy)

Care/i amiche/i,
data la bontà e la dolcezza delle uova di Pasqua e delle pastiere in cui mi sono rifugiata nelle ultime settimane, voglio essere più generosa e comprensiva nei confronti delle vittime e delle contro-vittime di questa piaga sociale. Certo, siamo arrivati allo stadio finale, al punto di non ritorno, ma non è il caso di gettarci nella disperazione proprio ora. Anzi, forse dovremmo imparare a trarre dei vantaggi da questa situazione..!
Vi premetto che sto scrivendo in piedi, sul treno, schiacciata tra un signore maleducato e maleodorante e un genio di ragazzo che ha pensato bene di occupare tutto il corridoio con la sua (letteralmente) lurida bici; quindi siate comprensivi se doveste trovare qualche sfondone!  Apro parentesi: sono sempre più convinta che Trenitalia sia organizzata da soggetti affetti da Fabite! Oltretutto continuano i mega-ritardi seguiti dal tipico “Ci scusiamo per il disagio”. Ma quale disagio? Ripagatemi le ore di permesso, piuttosto! Ecco sto andando fuori tema…  :S  (Fede conferma anche per Alitalia!)
Parliamo, quindi, di questa fase così spaventosamente chiara. I segnali hanno lasciato il posto alle conferme e le litigate somigliano sempre di più alla Santa Inquisizione! Ormai (fateci caso) non si tratta più di avere o meno ragione; la follia regnerà sovrana al punto da non avere più la minima idea di quale sia la causa scatenante dello screzio. Verrete accusate di cose assurde o di aver anche solo immaginato di farle. Vi verranno rinfacciate questioni vecchissime che mai e poi mai si potrebbero collegare alla situazione discussa. Insomma, ci manca solo che vi ritroviate un rogo costruito in giardino!
Non so se avete avuto l’occasione di vedere su youtube il video di Giuseppe Simone, uno squilibrato che odia le donne in tutte le loro sfaccettature e che dall’8 marzo ci sta regalando varie perle di saggezza nei suoi video. Ci rivolge insulti a tutto spiano e ci accusa di cose che, tra l’altro, fanno anche gli uomini, anche se in modo più naturale…  (della serie “vi spiego come capire se la vostra ragazza scorreggia!”). È una figura davvero raccapricciante e il suo evidente disagio nella vita e nelle relazioni quasi mi fa pena. Decisamente, oltre ad essere un donatore universale di Fabite (perché a quanto pare c’è anche chi vorrebbe esserne contagiato!), questo pazzoide avrà avuto senz’altro anche gravi problemi con la figura materna di riferimento! Un caso estremo, certo, che però vi fa capire a cosa si può spingere una persona che apparentemente vi sembra normale. Sui giornali se ne sentono tante; bisogna stare attenti, oggigiorno, a chi si frequenta!
A questo punto, come in ogni post, mi sembra ragionevole trasmettere una parte della mia esperienza. Riprendendo il discorso della rottura davanti al Colosseo, ci tengo a precisare quanto le persone possano assumere atteggiamenti incomprensibili anche agli occhi dei più empatici. Era ovvio (per lui) che quel “Non ti amo più” fosse solo un modo per “spronarmi” e per farmi rendere conto della pesantezza del nostro rapporto. Bel modo, complimenti! Infatti, era anche scontato che subito dopo si potesse riprendere la relazione senza rancore! Voglio sperare che anche voi, come me, siate dell’opinione che la fiducia sia difficile da recuperare e che le delusioni non possano essere cancellate con un colpo di spazzola. Un “non ti amo più” per me vuol dire “mi è difficile starti accanto perché non amo più ciò che fai/sei, non ti sopporto mentre ti giri nel letto durante la notte e la sola vista dei tuoi vestiti sparsi per la casa mi fa rabbrividire/entrare in depressione!”. Quindi come si può pretendere di iniziare da capo? Iniziare cosa? Che rimane in una coppia dopo aver perso l’amore? Dopo che la fiducia è andata a farsi friggere per aver scoperto inganni e sotterfugi degni del più abile porta-Fabite?  (come sapere  che la tua dolce metà ha letto il tuo diario in lungo e in largo ed ha puntato sul suscitare gelosia inscenando una specie di tradimento, solo per aver letto che trovavi carino un ragazzo!). Cavolo, mi è successo veramente di tutto, ormai è difficile stupirsi. Una volta, per esempio, sono uscita con un ragazzo che diceva di essere follemente innamorato di me. Una mattina, dopo una settimana piena di sviolinate e di presentazioni a suoi amici, sono costretta ad andare al pronto soccorso per un’urgenza e quindi a rimanerci per molte ore. Preoccupata (stupidamente) per lui, che non aveva mie notizie dalla mattina, gli mando un messaggio dalla barella su cui ero sdraiata per avvisarlo dell’accaduto. Ecco la sua risposta: “Ah, mi dispiace! Io sono al mare con i miei amici… Si sta benissimo e ci stiamo ammazzando dalle risate! Sono troppo forti! Ci sentiamo dopo”. Da pazzi! E il giorno dopo si è anche presentato a casa mia con un peluche e una banalissima scusa della serie “Mi dispiace, non è colpa tua, sono io che sono così!” (e vorrei vedere!), seguita da lacrime fintissime. Quella volta sono riuscita ad essere fredda e lucida e a cacciarlo via senza troppa sofferenza, ma è pur vero che allora si trattava del primo stadio.
Per farvi un esempio dell’ultimo, invece, vi propongo la mia prima quasi vera relazione, nata con il mio migliore amico dell’epoca. Io ero cotta a puntino essendo più piccola di qualche anno e senza esperienze, quindi non mi accorgevo della stranezza dei suoi comportamenti (come vedersi solo di sera in posti non frequentati dai suoi amici). Poi lui era particolarmente dolce, quindi dopo tre mesi pensavo di poter stare relativamente tranquilla! A Natale mi invita a cena (per la prima volta) a casa sua con tutti i suoi parenti (nonnina compresa) e dopo una settimana, di punto in bianco, mi dice che non se la sente di continuare e che non è pronto per una storia seria. Cavolo hai fatto tutto te per tre mesi e ora te ne esci così? Potevi pensarci prima! Sicuramente prima di portarmi a cena dai tuoi per la vigilia, prima di dedicarmi milioni di canzoni e di intasarmi il telefono con messaggi sdolcinati. Questo era chiaramente un caso patologico da ultimo stadio. Un cambio di idee così radicale non è tipico delle altre fasi, in cui il soggetto si presenta ancora troppo indeciso per prendere una qualsiasi posizione. Sì, possono bastare anche solo tre mesi per sfociare nel BIVIO ACUTO, dipende da quanto il soggetto sia infetto al primo incontro. Senza contare che se si parte dall’amicizia diventa molto più complesso il riconoscimento dei sintomi, perché si tende a comprendere e a giustificare la situazione dell’altro.
Insomma, il succo è che la Fabite è una malattia con cui non si scherza. Bisogna rimboccarsi le maniche ed evitare contagi, facendo attenzione agli spazzolini condivisi, all’ascolto di canzoni degli 883 (è accertato ormai il collegamento con la Fabite allergica) e tenendosi alla larga da giudizi espressi a tutto spiano senza tener conto dei contesti inopportuni (come urlare “Ma che cavolaaaata” durante la scena madre di un film, insieme ad una massa di persone che ti guardano storto! Che solitamente potrebbe sembrare una cosa divertente, ma non se l’individuo si sente perennemente investito da una saggezza fuori dal comune!).
Care contro-vittime, tenete duro. Verrà il giorno del riscatto!

Emy

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