giovedì 21 aprile 2011

TERZA FASE (di Fede)

Ci scusiamo con i nostri affezionati lettori per la prolungata assenza, dovuta ad impegni di lavoro, ricerche-studi-organizzazione di convegni sulla Fabite e vicissitudini varie.
Ma non temete: mai e poi mai potremmo abbandonarvi al vostro destino e lasciarvi combattere la vostra battaglia da soli, senza il supporto del nostro vademecum del bravo Fabite-fighter!

Per continuare il nostro trattato in merito a questo argomento, passiamo ad analizzare quella che è la fase acuta della malattia, il picco massimo raggiungibile (fino ad ora studiato) , il punto di non ritorno: il BIVIO ACUTO.

Acuto
, perché il male è all'ennesima potenza, ormai la malattia è conclamata e i sintomi sono troppo evidenti per poter negare che il contagiato abbia sicuramente qualcosa che non va.
Bivio, perché a questo punto la situazione può prendere due strade totalmente diverse.
1) Il soggetto impazzisce, se ne rende conto e non si fa più rivedere (meglio per voi, ma attente alle Ricadute).
2) Il soggetto impazzisce, NON se ne rende conto (o non vuole) e continua vigliaccamente a trascinare la storia, sfruttando il senso di colpa-responsabilità-immolazione-sopportazione del vostro lato di contro-vittima (cosa che accade anche durante le Ricadute stesse) .
Gli estratti presi dalla vita reale relativi a questa fase, data l'enorme quantità, meritano un post a sé.
Detto ciò, soffermiamoci sul'argomento Ricadute, troppo spesso sottovalutato.
Ricadute. Già, perché entro un anno (periodo variabile) dall'auto-allontanamento del soggetto contagiato, il suo ritorno è ancora possibile e sarà probabile che la contro-vittima lo accolga, dandogli la famosa "seconda chance" che non si nega a nessuno.
Non fa una piega, per carità, ma nel caso vi ritrovaste in questa descrizione sarà bene tenere a mente che il detto "Tentar non nuoce"  , in questo caso, è una grandissima... AHEM! E' un grande errore di valutazione: tentare nuoce eccome!
Ma, come al solito, gli esempi pratici basati sulle esperienze personali valgono più di mille parole:

"Basta, siamo solo amici, non ti amo più!" --- 3 mesi di silenzio assoluto --- "Ciao, come va? Ci vediamo, così parliamo? Rimani a dormire da me?"

La contro-vittima non si rende conto che la Fabite è ancora annidata nel corpo del suo lui.
Notate bene:
  • "Come va?"  > dopo 3 mesi di damnatio memoriae, dovuta al fatto di gradire un genere musicale piuttosto che un altro, è ovvio che non può andare bene. Ma la domanda, assurdamente semplice, serve a farci credere nella sua buona fede: la prima difesa è abbassata.
  • "Ci vediamo, così parliamo?"  > sarebbe più corretto dire "Così parlo". Anche voi parlerete, ma lui non vi sentirà: il soggetto capterà solo qualche parola qui e là dei vostri discorsi e la userà contro di voi per rigirare la frittata a suo piacimento; non capirà le vostre ragioni, rimarrà della sua opinione e pretenderà, infastidito, che la accettiate. Raramente il soggetto si addossa (o finge di addossarsi) ogni colpa, tornando alla fase di tappetinaggio. La contro-vittima inizia a dubitare di sé e delle proprie convinzioni: anche la seconda difesa è abbassata.
  • "Rimani a dormire da me?"  > qualunque piega prenda la discussione, nella fase della Ricaduta il capo malato si riappacificherà con voi. E spesso anche le controvittime ci ricascano, rimanendo di nuovo intrappolate nel crescente vortice di follia.
Il potente virus ha ottenuto ciò che voleva; in questo momento la contro-vittima è debole e confusa, perché il malato è tornato all'improvviso, dopo una così lunga assenza, lasciando a lei la decisione finale:  dire di sì e forse umiliarsi, facendogli capire che non aveva sperato altro per tutto il tempo o dire di no e compromettere la storia con un uomo (?) che alla fine di tutto (pensano) si è reso conto di amarla davvero?
Spesso queste povere ragazze tentano una sorta di resistenza, in fondo, il dolore, accumulato in mesi di permanenza in un limbo dove si è finite senza capirne la reale ragione, non può essere cancellato con un semplice colpo di spugna.
Ma queste blande recriminazioni non scoraggiano il malato che, anzi, coglie la palla al balzo per attirare definitivamente la contro-vittima nella propria ragnatela, servendosi (più spesso di quanto si pensi) di un'affermazione, apparentemente innocente, che dà il colpo di grazia ad ogni tentativo di resistenza:

"Ma come? Ma, guarda che per me, mica ci eravamo lasciati!" ("... Nonostante siano 3 mesi che ti evito accuratamente, dopo averti detto che non ti amo più!" n.d.F) .

In genere, a questo punto, la contro-vittima si arrende e smette di combattere contro questo terribile morbo, piuttosto lo subisce, accumulando tuttavia esperienza, per quanto traumatica.
Da qui in poi, se vi riconoscete in questa situazione, state bene attente, perché inizieranno ad accadere cose al limite della pazzia e potrete osservare comportamenti tanto assurdi da sfidare la vostra immaginazione.
E se siete coraggiose, e volete sacrificarvi in nome della scienza per studiare da vicino questa malattia, prendete appunti e registrate ogni evento nella vostra memoria: la vostra collaborazione sarà di vitale importanza!


Fede

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