mercoledì 18 maggio 2011

IL BRUTTO DELLA DIRETTA (di Fede)

Ebbene sì, mentre vi scrivo, la Fabite ha colpito la mia dolce metà.
Dopo mesi di attenta osservazione del soggetto, posso dire con certezza che la causa della crisi corrente è proprio questa. E purtroppo, devo ammettere di essere stata io, in parte, a spianare la strada al morbo, indebolendo le difese immunitarie del soggetto con le mie paure.
L'umore è a terra, ma sto raccogliendo tutte le mie forze per cercare di combattere questo male.
Purtroppo i risultati di questa battaglia non sono certi, potrebbe accadere qualunque cosa, ma ho deciso di raccontare i miei (e di Emy) tentativi, messi in atto per far regredire la malattia, in diretta, e spero di avere la forza per aggiornare costantemente la cronaca di questa impresa.
E se anche le cose andranno male, non potrò dire di non averci provato... Chissà che non impari qualcosa di nuovo e non ci guadagni in autostima?
Tuttavia, per vincere la guerra (o almeno per provarci) è necessario vincere, di volta in volta, diverse battaglie.
Ecco quindi gli obiettivi che tenterò di raggiungere, sperando che tutti insieme, rappresentino quella particolare alchimia in grado di annullare, almeno in questo caso, gli effetti disastrosi della Fabite:
  • Scopo primario: far rinsavire il soggetto colpito.
  • Scopo secondario (ritenuto utile al raggiungimento dello scopo primario) : non annullarsi o uccidere la propria autostima.
 Ora, io di autostima non ne ho mai avuta molta, ma penso potrete facilmente immaginare come stia adesso: depressa, vuota, fuori forma... Più del solito!
Fino ad oggi, mantenere un approccio comprensivo con i Fabitici non mi ha portato a grossi risultati. Sto optando quindi per una terapia d'urto, per la quale è necessario avere un minimo di sicurezza in sé. E questa sicurezza può derivare solo da un adeguato auto addestramento-convincimento: il mondo è pieno di ragazze perfette dentro e fuori, è vero, ma è anche vero che se non piaccio per prima a me, come posso piacere a lui? Quindi da oggi in poi, inizierò a tentare di convincermi e di convincerlo che ce l'ho solo io! Sperando comunque di non scadere mai nella pericolosa superbia!

Presentazione generale del soggetto.
 Maschio, bianco,  con un matrimonio senza lieto fine alle spalle. Situazione economica stabile, ma non esattamente rosea. Gran lavoratore e anche gran bel ragazzo. Pemuroso, sensibile, responsabile, giocherellone quanto basta, sincero. Decisamente scarsa autostima.

La storia.
Dopo anni, l'amicizia diventa amore ed iniziano le richieste costanti, disperate, ma mai pressanti (in modo da non risultare oppressive e poco comprensive nei miei confronti) , di un mio trasferimento a casa sua.
Splendidi progetti sul comprare una casa insieme, sul rendrere il suo appartamento il "nostro" appartamento, sul viaggiare insieme, sullo stare a casa e vivere una vita normale insieme, sull'invecchiare insieme.
Causa preoccupazione maniacale nei confronti dei propri genitori, la sottoscritta decide di affrontare con loro la cosa, gradualmente... Troppo gradualmente!
Novembre 2010 (mese cruciale: in questo periodo ci sono picchi di Fabite, che manco la Peste nel Medioevo!) , il soggetto entra in crisi: se lei non si è trasferita fino ad ora, ci sarà un perché > sono inadeguato > lei non potrà mai essere felice.

Tentativi.
In seguito ad accertamenti vari, interrogatori e sedute ipnotiche, volti a stabilire che non ci sia un'altra "donna" di mezzo, numerosissimi tentativi diplomatici sono stati intrapresi (tramite conversazioni virtuali e reali) per convincere il soggetto che sono convinta che sarei felice con lui.
Tutto inutile, la Fabite ha preso il sopravvento, colpendo nella variante "cane alterosclerotico che si morde la coda" : le stesse paure continuano a girare in tondo nella mente del soggetto e tornano ad assillarlo pochi secondi dopo essere state dissipate. In poche parole, una Fabite auto-fagocitante, in cui il soggetto è contemporaneamente controvittima di se stesso, cadendo in un vortice di paura che sembra impossibile spezzare o invertire.

Esempio:
X: E se poi ti penti, perché non ho nulla da offrirti? :-(
F: Ma no, tranquillo, mi basta il tuo amore, per il resto affronteremo le cose insieme e le risolveremo, come tutte le coppie normali. Credi forse che gli altri non abbiano mai problemi e non discutano mai? A meno che l'amore non ti sia passato... :-)
X: No, no, io ti amo, non potrei amarti più di così! :'(  Hai ragione... E' normale litigare... E i problemi si affrontano insieme... E se poi ho un momento buio e penso che tu pensi che io penso sia per colpa tua e allora penso che ti sei pentita, perché in fondo non ho niente da offrirti? ç_ç  Io ti amo da morire, ma forse è meglio se rimaniamo amici...

"Ti amo da morire, ma forse..."   No caspita. Niente "forse" . O mi ami da morire o restiamo amici, ma quel forse proprio non può starci, perché equivale ad un eterno limbo che uccide entrambi.
Capirete quindi che dopo tanti mesi di tentativi come controvittima comprensia-remissiva-diplomatica, credo sia arrivato il momento di dare una smossa alla situazione. O è amore o è "solo" amicizia, e questo va stabilito con chiarezza.
Ma visto che per vie diplomatiche alla fine di tutti i discorsi c'è sempre quell'incertezza, penso sia naturale pensare che forse la Fabite non abbia ancora ucciso il sentimento e che sia necessario cercare di fare tutto il possibile per guarire il soggetto e farlo tornare sui suoi passi, optando per un meno corretto "Per il nostro interesse HO preso questa decisione" , che potrebbe far uscire allo scoperto la reale attuale decisione del Fabitico.

Effetto sorpresa.Partire un sabato mattina e presentarmi senza preavviso alla porta del soggetto, per un democratico "Ho deciso che da oggi viviamo insieme" . Lo shock non può che portare ad un bivio netto: sì o no. Dove sì è una coppia che si ritrova e no è una conferma del ritorno all'amicizia, senza dubbi o illusioni che logorerebbero il rapporto.

Personal trainer.
Per compiere questo passo è necessario recuperare un po' di stima di sé e in questo Emy sarà la mia personal trainer, con consigli su come ritornare in forma fisicamente sì, ma soprattutto psicologicamente.
Inutile dire, cari affezionati lettori, che ogni consiglio in merito sarà valutato volentieri e con cura, anche perché al momento sono talmente insicura ed instabile da pensare tutto ed il contrario di tutto nel giro di pochi secondi, fra crisi di pianto, attacchi di panico e momenti di semi-incoscienza-vigile, in cui do l'impressione di essere piuttosto tranquilla.

Ed ora, rimbocchiamoci le maniche (e incrociamo tutte le dita) ... C'è un duro lavoro da sbrigare e dobbiamo organizzarci per bene per fare in modo che la Fabite, almeno in questo caso, abbia le ore contate.

giovedì 12 maggio 2011

TERZA FASE (di Emy)

Care/i amiche/i,
data la bontà e la dolcezza delle uova di Pasqua e delle pastiere in cui mi sono rifugiata nelle ultime settimane, voglio essere più generosa e comprensiva nei confronti delle vittime e delle contro-vittime di questa piaga sociale. Certo, siamo arrivati allo stadio finale, al punto di non ritorno, ma non è il caso di gettarci nella disperazione proprio ora. Anzi, forse dovremmo imparare a trarre dei vantaggi da questa situazione..!
Vi premetto che sto scrivendo in piedi, sul treno, schiacciata tra un signore maleducato e maleodorante e un genio di ragazzo che ha pensato bene di occupare tutto il corridoio con la sua (letteralmente) lurida bici; quindi siate comprensivi se doveste trovare qualche sfondone!  Apro parentesi: sono sempre più convinta che Trenitalia sia organizzata da soggetti affetti da Fabite! Oltretutto continuano i mega-ritardi seguiti dal tipico “Ci scusiamo per il disagio”. Ma quale disagio? Ripagatemi le ore di permesso, piuttosto! Ecco sto andando fuori tema…  :S  (Fede conferma anche per Alitalia!)
Parliamo, quindi, di questa fase così spaventosamente chiara. I segnali hanno lasciato il posto alle conferme e le litigate somigliano sempre di più alla Santa Inquisizione! Ormai (fateci caso) non si tratta più di avere o meno ragione; la follia regnerà sovrana al punto da non avere più la minima idea di quale sia la causa scatenante dello screzio. Verrete accusate di cose assurde o di aver anche solo immaginato di farle. Vi verranno rinfacciate questioni vecchissime che mai e poi mai si potrebbero collegare alla situazione discussa. Insomma, ci manca solo che vi ritroviate un rogo costruito in giardino!
Non so se avete avuto l’occasione di vedere su youtube il video di Giuseppe Simone, uno squilibrato che odia le donne in tutte le loro sfaccettature e che dall’8 marzo ci sta regalando varie perle di saggezza nei suoi video. Ci rivolge insulti a tutto spiano e ci accusa di cose che, tra l’altro, fanno anche gli uomini, anche se in modo più naturale…  (della serie “vi spiego come capire se la vostra ragazza scorreggia!”). È una figura davvero raccapricciante e il suo evidente disagio nella vita e nelle relazioni quasi mi fa pena. Decisamente, oltre ad essere un donatore universale di Fabite (perché a quanto pare c’è anche chi vorrebbe esserne contagiato!), questo pazzoide avrà avuto senz’altro anche gravi problemi con la figura materna di riferimento! Un caso estremo, certo, che però vi fa capire a cosa si può spingere una persona che apparentemente vi sembra normale. Sui giornali se ne sentono tante; bisogna stare attenti, oggigiorno, a chi si frequenta!
A questo punto, come in ogni post, mi sembra ragionevole trasmettere una parte della mia esperienza. Riprendendo il discorso della rottura davanti al Colosseo, ci tengo a precisare quanto le persone possano assumere atteggiamenti incomprensibili anche agli occhi dei più empatici. Era ovvio (per lui) che quel “Non ti amo più” fosse solo un modo per “spronarmi” e per farmi rendere conto della pesantezza del nostro rapporto. Bel modo, complimenti! Infatti, era anche scontato che subito dopo si potesse riprendere la relazione senza rancore! Voglio sperare che anche voi, come me, siate dell’opinione che la fiducia sia difficile da recuperare e che le delusioni non possano essere cancellate con un colpo di spazzola. Un “non ti amo più” per me vuol dire “mi è difficile starti accanto perché non amo più ciò che fai/sei, non ti sopporto mentre ti giri nel letto durante la notte e la sola vista dei tuoi vestiti sparsi per la casa mi fa rabbrividire/entrare in depressione!”. Quindi come si può pretendere di iniziare da capo? Iniziare cosa? Che rimane in una coppia dopo aver perso l’amore? Dopo che la fiducia è andata a farsi friggere per aver scoperto inganni e sotterfugi degni del più abile porta-Fabite?  (come sapere  che la tua dolce metà ha letto il tuo diario in lungo e in largo ed ha puntato sul suscitare gelosia inscenando una specie di tradimento, solo per aver letto che trovavi carino un ragazzo!). Cavolo, mi è successo veramente di tutto, ormai è difficile stupirsi. Una volta, per esempio, sono uscita con un ragazzo che diceva di essere follemente innamorato di me. Una mattina, dopo una settimana piena di sviolinate e di presentazioni a suoi amici, sono costretta ad andare al pronto soccorso per un’urgenza e quindi a rimanerci per molte ore. Preoccupata (stupidamente) per lui, che non aveva mie notizie dalla mattina, gli mando un messaggio dalla barella su cui ero sdraiata per avvisarlo dell’accaduto. Ecco la sua risposta: “Ah, mi dispiace! Io sono al mare con i miei amici… Si sta benissimo e ci stiamo ammazzando dalle risate! Sono troppo forti! Ci sentiamo dopo”. Da pazzi! E il giorno dopo si è anche presentato a casa mia con un peluche e una banalissima scusa della serie “Mi dispiace, non è colpa tua, sono io che sono così!” (e vorrei vedere!), seguita da lacrime fintissime. Quella volta sono riuscita ad essere fredda e lucida e a cacciarlo via senza troppa sofferenza, ma è pur vero che allora si trattava del primo stadio.
Per farvi un esempio dell’ultimo, invece, vi propongo la mia prima quasi vera relazione, nata con il mio migliore amico dell’epoca. Io ero cotta a puntino essendo più piccola di qualche anno e senza esperienze, quindi non mi accorgevo della stranezza dei suoi comportamenti (come vedersi solo di sera in posti non frequentati dai suoi amici). Poi lui era particolarmente dolce, quindi dopo tre mesi pensavo di poter stare relativamente tranquilla! A Natale mi invita a cena (per la prima volta) a casa sua con tutti i suoi parenti (nonnina compresa) e dopo una settimana, di punto in bianco, mi dice che non se la sente di continuare e che non è pronto per una storia seria. Cavolo hai fatto tutto te per tre mesi e ora te ne esci così? Potevi pensarci prima! Sicuramente prima di portarmi a cena dai tuoi per la vigilia, prima di dedicarmi milioni di canzoni e di intasarmi il telefono con messaggi sdolcinati. Questo era chiaramente un caso patologico da ultimo stadio. Un cambio di idee così radicale non è tipico delle altre fasi, in cui il soggetto si presenta ancora troppo indeciso per prendere una qualsiasi posizione. Sì, possono bastare anche solo tre mesi per sfociare nel BIVIO ACUTO, dipende da quanto il soggetto sia infetto al primo incontro. Senza contare che se si parte dall’amicizia diventa molto più complesso il riconoscimento dei sintomi, perché si tende a comprendere e a giustificare la situazione dell’altro.
Insomma, il succo è che la Fabite è una malattia con cui non si scherza. Bisogna rimboccarsi le maniche ed evitare contagi, facendo attenzione agli spazzolini condivisi, all’ascolto di canzoni degli 883 (è accertato ormai il collegamento con la Fabite allergica) e tenendosi alla larga da giudizi espressi a tutto spiano senza tener conto dei contesti inopportuni (come urlare “Ma che cavolaaaata” durante la scena madre di un film, insieme ad una massa di persone che ti guardano storto! Che solitamente potrebbe sembrare una cosa divertente, ma non se l’individuo si sente perennemente investito da una saggezza fuori dal comune!).
Care contro-vittime, tenete duro. Verrà il giorno del riscatto!

Emy